mercoledì 2 gennaio 2013

Imago #5: Gli anelli della memoria

È da qualche mese che queste cose mi frullano per la testa. Vivere accanto a una persona che di giorno in giorno perde un pezzettino di storia, un ricordo, ti sbatte davanti la realtà in maniera cruda. Nel dramma del dimenticatoio che divora la mente ti ritrovi a riconsiderare anche i tuoi ricordi. E a volte ti viene il dubbio se certe cose le hai vissute veramente o le hai solo sognate (Inception e A beautiful mind insegnano).

I pensieri sono stati appunto molti in questi mesi e penso che per scriverli per bene in forma organica ci metterei una vita. Perciò mi accontento di approfittare di questo primo giorno di ferie e di fissarli qui, proprio per non dimenticarli, affidando a eventuali commenti le aggiunte su questo tema e a un futuro imprecisato una loro rielaborazione.

Immagino che su questo tema ci siano trattati e grandi ragionamenti filosofici. Per il momento non ho avuto tempo e modo di approfondire la cosa… Mi scuso pertanto se alcune cose sono già viste e già sentite.

Faccio un'ultima importante precisazione: quanto segue, non è né un lamento né un rimpianto, ma delle semplici considerazioni venute in mente in un flusso di pensiero.

  • la memoria è alla base del nostro vivere;
  • senza la memoria il tempo non esiste: se non ricordo che qualcosa è avvenuta prima, vivo in un indefinito presente istantaneo;
  • senza la memoria non esistono causa ed effetto: non posso collegare cose che non ricordo! Inoltre posso accorgermi della ripetitività dei fenomeni solo se riesco a ricordarli e a dire che sono la stessa cosa.
  • Una delle cose che mi affascinano di più sono le conoscenze astronomiche degli antichi. Io non penso che da solo riuscirei a rendermi conto di quanto dura un anno o di come si muovono i pianeti. E tutto ciò è basato su una memoria individuale e collettiva che io non penso di possedere.
  • la memoria è alla base del progresso. Se chi scoprì la ruota non fosse riuscito a passare le informazioni vivremmo in un mondo ben diverso. Sono affascinato da quante conoscenze ci circondino, frutto della memoria di un popolo: dal far bollire e salare l'acqua per buttare la pasta a come ci lega le scarpe.
  • Tutto ciò che noi sappiamo sul nostro passato lo sappiamo da prove tangibili lasciate volutamente (scritti, dipinti, fotografie) o involontariamente (chiedere ad archeologi, filologi, tombaroli...). Ma riportandolo alle nostre vite, guardando le nostre foto personali, quanto sono rappresentative della nostra storia? Per quanto mi riguarda sono la punta di un iceberg. E per giunta gli eventi più importanti della mia vita finora non sono stati immortalati in una foto, né quel pomeriggio nella taverna della casa gialla, né quel giorno in piscina, né quel simpatico volo sul ghiaccio a Villa Immacolata o quella mattina in chiesa a Saletto. E a questo punto ritornando alla storia dell'umanità... Cosa ci siamo persi? Chissà quante storie, vite straordinarie, pensieri illuminanti sono andati persi per sempre semplicemente perché non sono stati condensati in libri o quadri.
  • Inoltre molte delle testimonianze scritte sono chiaramente, "subdolamente" o inavvertitamente di parte. "La storia la scrivono i vincitori" non è una massima passata di moda. Basti pensare alle versioni discordanti su quanto successo appena un anno fa, sotto i riflettori di tutto il mondo, quando cadde il governo Berlusconi
  • l'avvento del cinema, della televisione e ora del digitale ci ha fatto avere la sensazione che tutto sia fotografabile, filmabile, catalogabile. Siamo talmente abituati a fotografare tutto che ci sembra impossibile che di certe parti della nostra vita o della storia non ci sia traccia. Pertanto stiamo perdendo la consapevolezza che certe cose vivranno solo nella nostra memoria. Per esempio morta la generazione dei nostri nonni ci saranno usanze e riti millenari che moriranno con loro come ad esempio il far filò. Oppure quando saranno morte alcune persone morirà con loro la verità su chi ha ucciso JFK o su chi mise la bomba in Piazza Fontana.
  • Ho l'impressione che qualcosa si sia inceppato. La mia generazione, vuoi per la scolarizzazione più marcata, vuoi per il cambiamento della famiglia, non è riuscita ad assimilare molte conoscenze e capacità della generazione precedente. Molti di noi non sanno cucinare, stirare o anche solo piantare un chiodo come i nostri genitori. Io stesso mi rendo conto che ci sono cose che mio papà sa fare e che io non saprò mai fare. È come se la memoria collettiva di cui si parlava prima abbia fatto un giro a vuoto... E per alcune materie non c'è Google che tenga.
  • Tornando a parlare di foto, il digitale e la possibilità di fare milioni di foto ci ha un po' rovinato. Lo pensavo soprattutto mentre VIVEVO Dreamin' Up e guardavo alcune persone intorno a me passare tutto il tempo a fare video e foto. Che senso ha non vivere un evento per poterlo rivivere in maniera fredda attraverso lo schermo di un PC? Preferisco mille volte vivere l'evento fino in fondo e piantarlo ben bene nella mia memoria.
  • Cosa distingue un ricordo da un sogno? Come faccio a essere sicuro che certe cose siano successe davvero? E come faccio a dire che l'interpretazione che io ho dato di quel ricordo sia quella esatta? A questo proposito mi viene sempre in mente il viaggio a Parigi fatto nell'estate del 91. Uscita serale con mio fratello dalle parti della Tour Eiffel e il me stesso 11enne vedendo una luce che si muoveva in maniera irregolare proprio vicino alla torre non seppe dare altra spiegazione se non "UFO". Ora rielaborando quel ricordo so che molto probabilmente era un faro di una discoteca che vedevo per la prima volta. Ma quanti altri ricordi, quanti altri avvenimenti della storia, interpretati a senso unico magari avevano un'altra spiegazione?